L’Idea

Dietro alle due parole ‘azienda diversificata’ c’è tanto lavoro e, prima ancora, tanta passione, soprattutto partendo da zero.

La domanda che ricorre spesso dai nostri ospiti sul lavoro da fare in campagna è “ma come fai da solo?”. Nei momenti più critici come, ad esempio,la raccolta delle olive o l’impianto degli orti a primavera, ricorro a temporanei aiuti esterni ma sostanzialmente lavoro da solo e ciò, ovvero fare tante cose da solo, poggia su due concetti che mi porto dietro dalla precedente vita: pianificazione e diversificazione.

La prima mi consente di ottimizzare gli sforzi, efficace soprattutto quando le forze sono limitate. La seconda, grazie al supporto della prima, ha origine dall’idea di creare una piccola fattoria autosufficiente, e trae anche spunto da una regola aurea che si adotta nella scelta degli investimenti finanziari: cioè che diversificare riduce il rischio di perdite. Nella vita quindi non si butta niente e tecniche apparentemente così lontane si possono ‘riciclare’ in contesti diversi. Anche il settore agricolo, storicamente chiuso all’innovazione, può essere quindi contaminato da idee nuove anche a partire dalle piccole aziende, come la nostra.

E così piano piano, nel tempo, ho imparato tanto, tutto, leggendo, chiedendo a chi è agricoltore da sempre e soprattutto facendo esperienza. E così ho cominciato, a cinquant’anni, una nuova attività professionale e una nuova vita. Due vite in una.
In giro c’è tanta insoddisfazione, e molti ci dicono beati voi. Noi non abbiamo assolutamente una ricetta, tutte le vite hanno lati positivi e negativi, anche la nostra. Un unico consiglio posso buttare là sulla mia esperienza: non vivere di rimpianti, e assecondare le passioni con determinazione e buon senso.

Certificato di Qualità alla Camera di Commercio di Rieti

Qualche riflessione più generale

Questa esperienza mi ha anche confermato la miopia che vive questa nostra Italia, che dal dopoguerra rincorre, arrancando, un modello di sviluppo che non le appartiene, ignorando la ricchezza gratuita su cui vive. La merce in questione è già disponibile, non si debbono costruire stabilimenti e catene di produzione, ci viviamo dentro. Il bello è che c’è anche la domanda, soprattutto estera.

Ambiente-Agricoltura-Enogastronomia (anche naturalmente in abbinamento al patrimonio storico-artistico) creano un asse in grado attivare richiesta e di creare occupazione e nuove professionalità. Quello che manca è un nuovo modello di sviluppo economico che faccia anche recuperare al settore primario (agricoltura) la dignità che gli compete.
Come mai quello che si chiama settore primario è l’ultimo in ordine di dignità? Io sono passato dal settore terziario al settore primario ma facendo 3 passi indietro nella scala del percepito. Mi fa sorridere la situazione di essere passato dal “di cosa ha bisogno Dottore?” al “che te serve?”.

Se il nostro sistema politico non ribalta questa percezione sarà difficile rendere attrattivo questo settore ai cosiddetti giovani in cerca di occupazione. Insomma, un demenziale immenso spreco.
L’esperienza che stiamo vivendo conferma queste semplici considerazioni, anche perché concretamente la nostra famiglia vive coltivando, allevando, cucinando, ospitando molte persone, tra le quali tanti stranieri che apprezzano la nostra offerta di un pezzetto di Italia.